sabato 2 febbraio 2008

Salve a tutti!!!

Salve a tutti, siamo il clan "Il Girasole" e abbiamo scelto come argomento del nostro capitolo:

" Comunicare la pace:
è possibile andare contro corrente in un mondo dove solo la guerra fa notizia? "


Così abbiamo deciso di aprire questo blog per sapere cosa ne pensa la gente.
Quindi ora toca a voi, diteci cosa ne pensate...


Il clan
"Il Girasole"

P.S.
Abbiamo preparato delle domande, per realizzare delle interviste, potete usarle come spunto per scrivere nel blog...

1) Secondo te, fa più notizia la guerra o la pace? Perchè?
2) TV e giornali come affrontano questi argomenti? Sono obiettivi, superficiali, ...
3) Qual è la tua reazione a tali notizie? Ascolti in modo passivo, sei curioso, preoccupato, ...
4) Il concetto di pace è sempre legato a quello di guerra?
5) Nel quotidiano come credi sia possibile comunicare la pace? E' difficile?

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao! Bhè, qualcuno dovrà pur iniziare!
Allora, personalmente ritengo che di questo argomento se ne parli già molto. Però in genere si discute se l'intervento armato è giustificabile o se il vedere sempre il mondo cosparso di fiori è un comportamento responsabile.
Penso ci si interroghi molto meno se quello che pensiamo è un nostro pensiero o è semplicemente dettato da una comunicazione che punta a seminare terrore ed incertezze. E credo che ancor meno ci si chieda cosa possiamo realmente fare perchè la parola pace non rimanga astratta e lontana, ma realmente vissuta ogni giorno da tutti.
Quando ho tentato di supportare azioni che portassero un pezzetto di pace, intesa come serena ma anche attiva responsabilità nell'operare non solo in vista del mio interesse, mi sono scontrata con l'indifferenza più totale rotta solamente da commenti che mi ritenevano troppo idealista. Personalmente non ci sto.

Anonimo ha detto...

Pace e Bene!
Chissà se questo può essere un buon modo per iniziare un commento su questo tema...
Comunque, ecco quello che vi volevo dire: in tanti a questo mondo lavorano quotidianamente per la pace, e questa è una certezza! Ma se il vostro capitolo si concentra sulla COMUNICAZIONE, il ragionamento cambia: prima di tutto perché ci sono quelli che ne parlano tanto di pace, ma che sono nel quotidiano più guerrafondai delle rane combattenti. Poi ci sono quelli che invece non parlano tanto ma OPERANO. E loro di solito fanno poco notizia.
Ma concedetemi di dire questo: la "parola" è fondamentale per cambiare le cose! Impariamo a COMUNICARE la pace che viviamo, e le idee che abbiamo in testa... diamo un nome a quello che facciamo e a quello in cui crediamo! Parliamone, parliamone, parliamone (oltre ad agire, ovviamente)... diventeremo CONTAGIOSI! Perché credo che la pace sia un atteggiamento, e come la risata, si diffonde per contagio! Diffondendo così la nostra serenità e i nostri valori.
Che la Pace sia con tutti voi. (Laura - PC)

Anonimo ha detto...

"Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz'aria. - Mnié khocetsia ietstj, - dico. Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempi di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C'è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto. E d'ogni mia boccata. - Spaziba, - dico quando ho finito. E la donna prende dalle mie mani il piatto vuoto. - Pasausta, - mi risponde con semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi."
[...]
"Cos è successo questo fatto. Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale di quella naturalezza che una volta dev'esserci stata tra gli uomini. Dopo la prima sorpresa tutti i miei gesti furono naturali, non sentivo nessun timore, né alcun desiderio di difendermi o di offendere. Era una cosa molto semplice. Anche i russi erano come me, lo sentivo. In quell'isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e i bambini un'armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di molto più del rispetto che gli animali della foresta hanno l'uno per l'altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare uomini. Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti. Finché saremo vivi ci ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini specialmente. Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un modo di vivere."

(Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve)


Penso sia difficile parlare di pace senza menzionare la guerra, penso che i due concetti siano strettamente legati, anche se di significato completamenti opposti. È possibile comunque, senza voler fare grandi cose, nel quotidiano di ogni persona fare qualcosa per diffondere l’idea di pace agli altri. Bisogna però riuscire a superare l'indifferenza.
L'indifferenza è il peggior difetto che l'essere umano può avere.
Un difetto che spesso condiziona la nostra vita, ci rende vuoti,
inutili e guardiamo le persone con distacco.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti! Riporto due citazioni. La prima di Oscar Wild: "finché la guerra sarà considerata una cosa malvagia, conserverà il suo fascino. Quando sarà considerata volgare, cesserà di essere popolare"; la seconda di John Fitzgerald Kennedy: "l'umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all'umanità". L'uomo purtroppo non può vivere senza la guerra. Ne ha bisogno è una sua necessità. La totale pace al mondo di sicuro non si raggiungerà mai. L'unica cosa che dobbiamo diffondere e far capire ad ogni singola persona è cosa stia succedendo proprio in questo momento. L'ignoranza nutre la guerra. Il problema principale è che, finché non ci si trova in mezzo, si sta tranquilli sulla propria sedia senza farsi molte preoccupazioni. Intanto cosa potrà mai succedere? Chi se ne importa di migliaia di persone che vengono uccise giornalmente senza alcun senso. E chi le conosce? Comunicare la pace è possibile ma raggiungerla è molto difficile se non impossibile come ho scritto prima. Vige il puro menefreghismo ormai. Continuando così sarà persino la Terra a ribellarsi contro di noi. Dobbiamo sforzarci ogni giorno di aiutare, risparmiare, pregare e urlare a tutti che continuando così non si raggiunge un bel niente. Comunicare è fondamentale, comunicare che l'uomo è l'animale più schifoso che esista, comunicare la pace, la serenità, comunicare quanto può essere bella una vita. Solo così si può distruggere l'ignoranza e quindi l'avversione contro i popoli e quindi la guerra.

Anonimo ha detto...

Io non ho bisogno di denaro.

Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti....
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

Alda Merini

Anonimo ha detto...

Tu geri l’orto che nissun cultiva,
co’ la ruosa là sora la spinada,
co’ la fontana scónta d’aquaviva.

Me son vignúo de note a luna bianca
e ’vemo visto l’alba e la rosada
e la stela a ponente câge stanca.

Biagio Marin

Anonimo ha detto...

La pace non può esserci, a parer mio, se non c'è giustizia.

La pace è assenza di conflitto, o piuttosto un modo diverso di affrontare il conflitto, per gestirlo?

Una proposta concreta:

SILENZIO PREGHIERA RIFLESSIONE E MEDITAZIONE
PER SOSTENERE SPIRITUALMENTE I MONACI E LA POPOLAZIONE TIBETANA
A VICENZA, PIAZZA CASTELLO, SABATO 22 MARZO ORE 17-18


Rete Lilliput e MIR di Vicenza propongono un'ora di silenzio in Piazza Castello a Vicenza, sabato 22 marzo 2008 dalle ore 17 alle ore 18, per sostenere spiritualmente i monaci e la popolazione del Tibet.

Anonimo ha detto...

* NOTA di lettura: questo testo doveva essere pubblicato il Venerdì Santo 21 marzo 2008.

E' un buon giorno questo per "parlare di pace... e di guerra", poiché oggi è il Venerdì Santo, per i cristiani, ed è il primo giorno di Primavera, per tutti.
E, dunque, è la memoria di una morte (anzi, di una "uccisione"!) ed è la festa della vita, che ritorna a fiorire, dopo l'inverno.
E, forse, questo freddo di oggi (almeno qui da noi, a Recoaro), viene a proposito: viene a ricordarci che la lotta della vita sulla morte, della pace sulla guerra, del ben sul male, è una lotta dura: con momenti di avanzamento - in cui il tepore dell'amore e dell'affetto, o, quantomeno del rispetto e dell'ascolto, ci fa ben sperare, ci fa sentire che "è possibile la pace", è possibile un mondo nuovo, un mondo diverso, "risorto" - e momenti di arresto o arretramento vero e proprio, in cui siamo presi dalla delusione e dallo sconforto, perché sembra che la pace, e la giustizia, sua sorella, non abbiano possibilità di affermarsi nella storia.
"Comunicare la pace" significa, per me trasmetterla, e non solo con le parole, ma con le scelte di fondo della propria vita, che diventano, poi, atteggiamenti, pensieri, e azioni, fino a determinare decisioni concrete e stili di vita.
Lo può (deve) fare un singolo... ma anche un Giornale o un Tele-giornale: uno strumento, cioé, che si propone di "comunicare" fatti, notizie, ma anche opinioni, considerazioni, riflessioni, proposte, esempi...
Così come per ciascuno di noi la domanda è sempre: "Chi vogliamo servire nella nostra vita? quale progetto stiamo assecondando?..." così il discorso vale anche per un "mezzo di comunicazione".
Chiedersi perciò: che cosa, come e perché sta comunicando una notizia
o un'esperienza, un commento o un'intervista, significa scoprire se è servizio della pace... o della guerra, dell'unità e della comunione (comune-unione) tra le persone e i popoli oppure a servizio della divisione e della contrapposizione, magari, o senz'altro, appunto, violenta.
In una parola, scoprire quale progetto serve.
Nessuna comunicazione, io penso, prescinde da "un progetto" che si ha nel cuore e nella testa, negli occhi e nelle mani.

Ecco alcune considerazioni, che hanno a che fare, mi pare, con la vostra ricerca e con i vostri interrogativi; e pure con questo giorno, in cui il progetto di un nonviolento e di un giusto vissuto 2000 anni fa è sembrato, allora, sconfitto, perdente, sepolto, ma tre giorni dopo, ha offerto un segno di speranza a noi che ancor oggi lottiamo per lo stesso progetto, con pazienza e fiducia, come uomini e donne "primaverili".

Maurizio

Anonimo ha detto...

Ciao! vi ho scoperto dopo la critica a FAMIGLIA CRISTIANA dove c'era il link su famigliepace di Vicenza, il tema é sicuramente di attualità e credo che l'analisi dei giornali e TG sia lo specchio di ciò che si riesce ad intrercettare sulla PACE purtroppo è la conseguenza della nostra cultura individualista che non riesce più ad incontrare il prossimo neanche con un CIAO,la PACE si trova in noi il MONDO é la PACE la guerra parte di dentro con cattive pensate che ti portano a scivolare sull'olio dell'odio verso il diverso poi il resto sono leggende metropolitane. Il SAFARI nella vita può aiutare a conoscere e comprendere, la distanza è uno spostamento non indispensabile forse la vita in PACE é più vicino di quanto non si pensi il contagio dipende da noi...
Scusate le riflessioni ma questo é un pò quello che esce di dentro in questo momento.

GRAZIE

Andrea

PS. salutatemi la Simo S-Guadagno.